Eni, gli obiettivi green presentati dall’AD Claudio Descalzi

In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, l’Amministratore Delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha spiegato come fonti rinnovabili ed economia circolare rappresentino i capisaldi della riconversione verde di Eni.

Claudio Descalzi

Claudio Descalzi, il punto sugli obiettivi sostenibili di Eni

“Il futuro è già oggi: la capacità di cambiare di questi tempi è uno degli attributi più importanti, perché non ci sono più i cicli lunghi ed essendoci dei cicli brevi la flessibilità diventa essenziale”: a dirlo è Claudio Descalzi, AD di Eni, intervenuto il 5 giugno nel corso della maratona online su Pianeta 2020 del Corriere, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente. Con energie rinnovabili ed economia circolare al centro della strategia del Gruppo, Eni punta a portare a completamento la transizione verde avviata nel 2014 da Claudio Descalzi: “Il punto cruciale della nostra trasformazione è arrivare a offrire dei prodotti completamente decarbonizzati, per poi venderli attraverso il nostro ramo commerciale”, ha spiegato l’AD, aggiungendo che “abbiamo più di nove milioni di clienti contrattualizzati sulla parte gas, elettricità e servizi, oltre a tutti quelli non contrattualizzati che accedono alla nostra distribuzione di carburanti”. Non solo: la sfida green affrontata da Eni prevede l’obiettivo di azzerare entro il 2040 le emissioni nette di gas serra, sia di tipo diretto che indiretto, insieme al taglio dell’80% delle emissioni nette di gas serra sull’intero ciclo di vita dei prodotti energetici, un obiettivo sostenibile che il Gruppo prevede di raggiungere entro il 2050.

Claudio Descalzi, il ruolo dell’innovazione nella sostenibilità energetica

L’intervento di Claudio Descalzi ha toccato poi il tema dell’attuale situazione di crisi generata dall’emergenza Covid-19, per cui l’AD ha sottolineato la rilevanza che la capacità di cambiare e rinnovarsi riveste in momenti storici sfavorevoli: “Noi siamo sopravvissuti proprio perché siamo stati flessibili e abbiamo cambiato in tempo le nostre piattaforme di trasformazione”, ha spiegato, aggiungendo che le bioraffinerie di Eni abbiano rappresentato la parte di raffinazione più resistente durante il periodo di crisi, garantendo buoni risultati per il Gruppo. In quanto alla capacità di innovazione, l’AD ha dichiarato che “se non avessimo fatto questa trasformazione, avremmo avuto delle perdite superiori”, ed ha precisato che Eni è stata l’unica ad aver attuato tale trasformazione. Ma la riconversione verde del Gruppo prevede ulteriori passi all’insegna della sostenibilità e dell’economia circolare: nel corso dell’evento, infatti, l’AD ha spiegato che è prevista la costruzione di sei impianti di trasformazione di rifiuti organici da circa 600mila tonnellate all’anno, e impianti per la trasformazione delle plastiche, ognuno dei quali con una capacità di circa 200mila tonnellate annuali. La svolta sostenibile, come sottolineato da Claudio Descalzi, è stata avviata già prima dell’Accordo di Parigi sul clima (2015), grazie a una visione improntata sull’accelerazione verso sostenibilità, energie rinnovabili ed economia circolare.

 

L’impatto dell’emergenza su Eni: l’AD Claudio Descalzi invia un messaggio agli azionisti

L’AD Claudio Descalzi scrive agli azionisti: grazie al processo di trasformazione intrapreso negli ultimi sei anni, Eni è oggi una società forte, in grado di rispondere all’emergenza e di riconfermare l’impegno nel generare un valore di lungo termine, anche sul fronte della transizione energetica e della decarbonizzazione.

Claudio Descalzi, AD Eni

Eni nell’emergenza Coronavirus, l’AD Claudio Descalzi agli azionisti: pronti a difendere il business

È “il periodo più complesso degli ultimi settanta anni, una crisi economica vicina ai livelli della grande recessione degli anni 1930”: per il settore dell’Oil & Gas inoltre “la complessità è ancora maggiore dato il sovrapporsi degli effetti della pandemia al crollo dei prezzi delle commodities”. Ma Eni, grazie ai processi di trasformazione attuati negli ultimi sei anni, è oggi una società “più forte e resiliente, capace di adattarsi rapidamente a un mercato in continua evoluzione”: lo scrive l’Amministratore Delegato Claudio Descalzi nel messaggio indirizzato gli azionisti che ha redatto insieme alla Presidente Emma Marcegaglia in vista dell’assemblea del prossimo 13 maggio. Se il prezzo del barile continuasse a mantenersi sui livelli molto bassi di queste settimane, Eni è pronta ad assumere “ulteriori azioni” a difesa del business, come precisa l’AD. Tuttavia, nonostante uno scenario di emergenza e di incertezza, “continueremo a perseguire con fermezza la strategia di lungo termine che abbiamo disegnato coniugando la sostenibilità economica con quella ambientale, per costruire una nuova Eni, in grado di crescere nella transizione energetica fornendo energia in maniera redditizia e, al contempo, ottenendo un’importante riduzione dell’impronta carbonica” evidenzia Claudio Descalzi.

Claudio Descalzi: periodo complesso ma l’impegno per la transizione energetica resta immutato

“Dobbiamo trovare dentro di noi la motivazione per reagire, per ridurre, in ogni azione che facciamo, i costi e gli sprechi. Dobbiamo anche aiutare i colleghi a fare meglio, dobbiamo rendere la macchina operativa molto più fluida” spiega l’AD di Eni Claudio Descalzi nel messaggio inviato agli azionisti. “La proattività, la condivisione e la comunicazione costruttiva mai come ora sono essenziali. Dobbiamo fare del nostro meglio per migliorare la situazione in tutti i campi. I responsabili devono dare l’esempio, sempre” aggiunge l’AD, ricordando anche l’impegno di Eni sul fronte della transizione energetica. “Nonostante le grandissime sfide che stiamo affrontando oggi” per il gruppo la priorità resta garantire valore a lungo termine. Immutati quindi “i nuovi sfidanti obiettivi di decarbonizzazione al 2050, ovvero la riduzione dell’80% delle emissioni nette scope e la riduzione del 55% dell’intensità emissiva rispetto al 2018”. Obiettivi “concreti”, come li definisce Claudio Descalzi, perché basati su progetti e azioni che Eni ha già dimostrato di sapere implementare: “Gran parte delle iniziative che contribuiranno al loro raggiungimento sono già state avviate. Tra queste saranno rilevanti lo sviluppo delle fonti rinnovabili per raggiungere una capacità installata superiore a 55 GW al 2050, anche in sinergia con la crescita del mercato retail, dove la Società punta ad un aumento dei contratti di fornitura ad oltre 20 milioni al 2050 e a un’offerta di soli prodotti bio e rinnovabili al 2050 oltre che innovativi servizi alla mobilità”.

 

Il Piano sostenibile di Eni: gli obiettivi del Gruppo presentati da Claudio Descalzi

Produrre carburanti e affini senza ricorrere all’utilizzo del carbonio: è l’obiettivo di Eni, impegnata a ridurre dell’80% le proprie emissioni totali entro il 2050. Il programma si inserisce nella strategia di svolta sostenibile intrapresa nel 2014 grazie alla guida dell’Amministratore Delegato Claudio Descalzi.

Claudio Descalzi

L’impegno green di Eni nelle parole dell’AD Claudio Descalzi

Gas e rinnovabili al centro del piano presentato da Eni lo scorso 28 febbraio: sono questi gli elementi su cui il Gruppo intende puntare per condurre a completamento la propria transizione green entro il 2050. Come illustrato dall’AD Claudio Descalzi nel corso di un’intervista rilasciata a La Repubblica, il colosso italiano si prepara a un futuro energetico caratterizzato da emissioni zero, 85% della produzione basata sul gas e accelerazione sul fronte delle energie rinnovabili. Per vincere tale sfida, l’impegno di Eni prevede un doppio piano che include una strategia di lungo termine, con obiettivi fissati al 2050, e un Piano d’Azione 2020-2023, a supporto di un Gruppo che punta sempre più su sostenibilità e competitività. È una metodologia severa quella messa a punto da Eni, che include le emissioni nelle tre fasi di produzione di idrocarburi, elettricità utilizzata per usi interni e clienti finali che usano prodotti di Eni o altre società. “Abbiamo messo a punto un metodo che contempla i tre tipi di emissioni e ci porterà a produrre carburanti e affini senza più carbonio”, ha spiegato l’AD Claudio Descalzi, “perché arrivano da materie naturali o perché cattureremo la Co2 rilasciata nel processo”. Tale strategia consente di produrre carburanti senza l’utilizzo del carbonio, permettendo un taglio complessivo delle emissioni pari all’80%: si tratta di riduzioni importanti e, come ha sottolineato l’AD, finalizzate al raggiungimento di “Obiettivi che superano le raccomandazioni IEA sull’accordo di Parigi”.

Claudio Descalzi, la sostenibilità come cardine delle strategie di Eni

“Gli effetti saranno positivi per l’Italia”, ha proseguito l’Amministratore Delegato, “perché questa trasformazione ridurrà notevolmente non solo il rischio ‘minerario’, ma anche quello geopolitico: oggi Eni opera in diversi Paesi instabili, ma a tendere la nostra produzione da rinnovabili verrà per il 70% da Paesi Ocse”. Claudio Descalzi ha inoltre confermato che almeno l’85% della produzione di Eni avverrà per mezzo del gas entro il 2050, specificando che tale materia prima non proverrà da fornitori terzi, bensì sarà di proprietà del Gruppo. Inoltre, l’impegno green di Eni passerà anche attraverso la produzione di energia da fonti rinnovabili, per le quali si prevede un aumento che raggiungerà gli oltre 55 GW al 2050. Un ulteriore impulso sarà fornito dall’ampliamento della fornitura di energia elettrica nei confronti dei clienti, prevalentemente in area Ocse, con una crescita di nuovi contratti stimata in 20 milioni di unità. Alla strategia prevista entro il 2050, la società guidata da Claudio Descalzi ha affiancato un Piano d’azione quadriennale (2020-2023), con un totale di 32 miliardi di euro di investimenti previsti all’insegna della flessibilità: circa il 60% degli investimenti, infatti, non è ancora contrattualizzato e rimane quindi a disposizione per gli anni 2022-2023.

 

Claudio Descalzi: la risposta di Eni all’emergenza Coronavirus

La Strategy al 2050 rappresenta “un passo fondamentale” nel percorso di trasformazione di Eni. L’AD Claudio Descalzi: anche nei giorni dell’emergenza Coronavirus, Eni continua ad andare avanti “mantenendo come assoluta priorità la tutela delle nostre persone e delle comunità in cui operiamo”.

Claudio Descalzi, AD Eni

Coronavirus, Eni rivede attività 2020-2021: considerazioni dell’AD Claudio Descalzi

Investimenti (capex) ridotti nel 2020 di circa 2 miliardi di euro, pari al 25% del totale previsto a budget e taglio della spesa operativa (opex) di circa 400 milioni. Per il 2021 si prevede invece una riduzione dei capex di circa 2,5 – 3 miliardi di euro, pari al 30-35% di quanto previsto a piano per lo stesso anno. Sono le misure prese da Eni per mitigare gli effetti del crollo del prezzo del petrolio, anche nell’ottica di limitare l’impatto della diffusione del coronavirus sull’economia mondiale. Interventi che, come sottolineato dall’AD Claudio Descalzi, sono stati presi per “difendere la solidità del nostro bilancio e del dividendo, preservando al contempo i più alti standard di sicurezza sul lavoro”. In una nota diffusa dal Gruppo si specifica che i progetti interessati dagli interventi riguardano “principalmente le attività upstream e in particolare quelle relative all’ottimizzazione della produzione e ai nuovi progetti di sviluppo il cui avvio era previsto a breve”. Non appena si ripresenteranno le condizioni ottimali, e con essa il recupero della produzione correlata, l’attività potrà essere riavviata velocemente. “Abbiamo attraversato altri momenti di crisi e siamo riusciti a trasformarli in occasioni per diventare sempre più efficienti. Lo faremo anche questa volta” ha evidenziato Claudio Descalzi che, a riprova di quanto sostenuto, nei giorni scorsi ha acquistato 29.300 azioni della compagnia per un valore di circa 200.000 euro. Le misure adottate di recente da Eni, unitamente a quanto comunicato al mercato lo scorso 18 marzo (il ritiro del buyback per il 2020 e la revisione al ribasso delle previsioni sul prezzo del Brent) si traducono secondo le stime in una produzione per il 2020 “tra 1,8 e 1,84 milioni di barili di olio equivalente al giorno” e invariata per il 2021.

Eni, la Strategy al 2050 nella presentazione dell’AD Claudio Descalzi

“Credo molto nel percorso di trasformazione che stiamo seguendo e che continueremo a intraprendere, mantenendo come assoluta priorità la tutela delle nostre persone e delle comunità in cui operiamo” ha confermato l’AD Claudio Descalzi che lo scorso 28 febbraio, oltre al Piano 2020-2023, ha presentato la Road Map al 2050. Per Eni è “un passo fondamentale”, come ha spiegato l’AD: “Abbiamo disegnato l’evoluzione di Eni nei prossimi 30 anni, coniugando gli obiettivi di continuo sviluppo in un mercato dell’energia in forte evoluzione con una significativa riduzione dell’impronta carbonica del portafoglio”. Economia circolare, decarbonizzazione, innovazione tecnologica le parole chiave. Eni prevede di arrivare al 2050 tagliando dell’80% le emissioni carboniche, mentre la produzione a gas “costituirà circa l’85% della totale”. Una strada che il Gruppo percorre da tempo, come ha spiegato l’AD in una intervista a “Repubblica”: “Alcune tecnologie, come le bioraffinerie o le lavorazioni per cui elimineremo l’olio di palma dal 2023, le stiamo sviluppando da anni. Proprio le mosse nella raffinazione – trasformeremo tutti i siti Eni che trattano idrocarburi in impianti di biogas, biocarburanti, metanolo, idrogeno, e i prodotti di scarto come le plastiche complesse – ci permetteranno di utilizzare le infrastrutture già esistenti, nostre e dei destinatari finali, penso alle automobili. Con risparmi immensi di costo”. L’Eni del futuro sarà quindi ancor più sostenibile, come ribadito da Claudio Descalzi: “Sarà rinforzata nel suo ruolo di attore globale nel mondo dell’energia, arricchita da business quali le rinnovabili e l’economia circolare, oggi ai primi passi ma con uno sviluppo futuro di rilievo e altamente connesso ai business esistenti”.

 

La carriera del manager di Eni Roberto Casula: incarichi e competenze professionali

Dopo gli esordi professionali in Agip, dove viene chiamato a svolgere l’incarico di Reservoir Engineer e Petroleum Engineer, Roberto Casula prosegue la propria carriera in Eni, arrivando a ricoprire ruoli di crescente responsabilità.

Roberto Casula

Roberto Casula, le esperienze professionali in Italia e all’estero con Agip

Roberto Casula è nato a Cagliari nel 1962 ed è laureato in Ingegneria Mineraria presso l’Università della sua città. Dopo aver conseguito l’abilitazione alla professione di Ingegnere, avvia il proprio percorso professionale nel comparto energetico presso Agip S.p.A., dove ricopre la posizione di Reservoir Engineer fino al 1991. Tale esperienza gli consente di occuparsi in prima persona delle prove di produzione e dell’acquisizione dati sui pozzi. Successivamente si dedica al reservoir modelling, supervisionando la modellizzazione numerica del comportamento dinamico dei giacimenti petroliferi: tale attività viene svolta per la società specializzata Beicip – Franlab in Francia. Nel 1992 si trasferisce in Angola, in Africa centrale, per ricoprire gli incarichi di Reservoir Engineer e Petroleum Engineer nella consociata Agip Angola Ltd, dove, due anni più tardi, è nominato Chief Development Engineer. Nel 1997 Roberto Casula rientra in Italia, negli uffici di San Donato Milanese, dove, nel ruolo di Development and Production Coordinator, è responsabile delle operazioni svolte nelle zone dell’Africa Occidentale e dell’Asia Centrale in cui Eni è presente.

Le attività e gli incarichi di Roberto Casula in Eni

Il percorso professionale di Roberto Casula nel settore dell’energia prosegue a livello manageriale in Eni. Nel 2000 viene nominato Department Manager (Responsabile dei Servizi Tecnici di Progetto) con area di competenza in Iran, dove si trasferisce l’anno seguente. Nella capitale Teheran è nominato Project Director e segue i lavori del progetto Giant South Pars Gas fasi 4-5. Le sue esperienze professionali proseguono tra l’estero e l’Italia, dove fa rientro nel 2004: a Gela, infatti, si occupa di condurre le attività di produzione ed esplorazione del territorio siciliano, in qualità del suo incarico di Managing Director di Eni Mediterranea Idrocarburi S.p.A., una società consociata al Gruppo Eni. Fino alla fine del 2007 ricopre il medesimo incarico anche per Eni Nord Africa BV, per poi diventare Senior Vice President della Regione Sub-Sahariana e, poco più tardi, Presidente di tre consociate Eni in Nigeria. Nominato Executive Vice President, nel 2011 assume la responsabilità relative ai territori africani e mediorientali in cui opera Eni. La sua ascesa al top management del Gruppo prosegue nel 2014, anno in cui Roberto Casula viene nominato Chief Development, Operations & Technology Officer di Eni S.p.A., a diretto riporto dell’Amministratore Delegato.

 

HPC4: un supercomputer da record realizzato da Roberto Casula (Eni) e dal suo team

Roberto Casula si è occupato di progetti rilevanti a livello internazionale: tra i più recenti vi è il supercomputer HPC4, che ha eseguito 100.000 simulazioni in alta risoluzione in 15 ore.

Roberto Casula, manager Eni

Roberto Casula: le peculiarità del supercomputer HPC4

Un calcolo rivoluzionario, eseguito da un supercomputer da record: è il frutto di un team coordinato da Roberto Casula, all’epoca Chief Development, Operations & Technology Officer di Eni S.p.A. Il progetto del supercalcolatore HPC4 è stato un successo riconosciuto a livello europeo: questa nuova tecnologia è riuscita ad eseguire 100.000 simulazioni di modelli di giacimento ad alta risoluzione in 15 ore, considerando anche le incertezze geologiche. Il progetto ha dato modo agli ingegneri di giacimento di Eni di potersi avvalere di uno strumento di elaborazione potente, in grado di quantificare con accuratezza l’incertezza geologica e incorporare i dati acquisiti. Questo strumento consente così di aggiornare in maniera continuativa i modelli di giacimento degli asset produttivi. Il lavoro del team supervisionato da Roberto Casula ha dato la spinta giusta ad Eni per accelerare ulteriormente il time-to-market dei suoi progetti, ottimizzando allo stesso tempo le strategie di gestione dei giacimenti per tutti gli asset produttivi. Il supercomputer è nato nel Green Data Center di Ferrara Erbognone.

Roberto Casula: il ritratto professionale

Roberto Casula è laureato in Ingegneria Mineraria presso l’Università degli Studi di Cagliari. Dopo aver conseguito l’abilitazione alla professione di Ingegnere, entra in Agip S.p.A. con il ruolo di Reservoir Engineer. Passa in seguito all’attività di reservoir modelling presso la società specializzata Beicip – Franlab in Francia. Dopo essersi trasferito in Luanda nel 1992, entra nella consociata Agip Angola Ltd, dove diventa Chief Development Engineer due anni più tardi. Torna in Italia presso la sede di San Donato Milanese dove ricopre l’incarico di Development and Production Coordinator presso Eni S.p.A.: è l’inizio di una importante crescita professionale nel Gruppo che lo porta ad assumere l’attuale carica di Chief Development, Operations & Technology Officer nel 2014. Per questo importante incarico, Roberto Casula riporta direttamente all’Amministratore Delegato di Eni, oltre ad essere responsabile in Italia della nuova Direzione Tecnica e di ogni sua attività tecnico-operativa, di progetto e di ricerca e sviluppo.

 

“Mediterraneo, frontiera di pace”, Claudio Descalzi partecipa all’incontro Cei

Dal 19 al 23 febbraio si terrà a Bari “Mediterraneo, frontiera di pace”, un incontro organizzato dalla Cei tra più di 50 vescovi provenienti dai paesi dell’area: l’obiettivo è lavorare in sinergia per offrire risposte concrete a quei territori che ad oggi sono palcoscenico di guerre civili, emigrazioni e persecuzioni. Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni e attivo nel comitato organizzatore, porterà all’evento il punto di vista della multinazionale dell’energia.

Claudio Descalzi, amministratore delegato Eni

Claudio Descalzi, l’analisi dell’area in vista del sinodo “Mediterraneo, frontiera di pace”

Il pomeriggio di sabato 22 febbraio, presso il teatro Petruzzelli di Bari, si terrà l’evento di chiusura di “Mediterraneo, frontiera di pace”, un appuntamento di confronto a porte chiuse tra oltre 50 vescovi voluto dalla Comunità Episcopale Italiana. Claudio Descalzi , che oltre a rappresentare Eni fa parte del comitato organizzatore dell’evento, sarà uno dei relatori del momento di confronto aperto al pubblico. Attraverso l’incontro tra i vescovi, la Cei vuole creare le condizioni per iniziare dei percorsi che portino concretamente alla risoluzione di tutti i problemi che caratterizzano l’area mediterranea, in particolar modo Africa e Medio Oriente: “Il Mediterraneo è una comunità di circa 500 milioni di persone, rappresenta il 7% della popolazione globale e produce il 10% del Prodotto interno lordo mondiale. C’è povertà. C’è divisione. Ci sono risorse energetiche – spiega l’Amministratore Delegato – ma centinaia di migliaia di persone in quegli stessi Paesi non hanno accesso all’energia elettrica. L’evento sul Mediterraneo promosso dai vescovi italiani approfondisce questi temi”. La multinazionale, che vanta rapporti commerciali decennali con la maggioranza dei paesi nordafricani, ha cercato di incidere nello sviluppo delle realtà locali dove ha operato grazie a politiche di sostegno e inclusività, seguendo l’approccio voluto nei primi anni da Enrico Mattei. Secondo il manager, lo sforzo di Eni si perde tuttavia nel modello di sviluppo economico ancora preponderante ma che ha dimostrato ampiamente le sue falle: “Basti pensare che l’Africa rappresenta il 17% della popolazione mondiale, quanto tutti i Paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ma solo il 5% del Pil mondiale, contro il 44% dei Paesi Oecd”. Per superare questo immenso gap, Claudio Descalzi mette l’accento sulla creazione di una politica estera comune, specie tra i Paesi bagnati dal Mediterraneo, e pone l’Italia al centro di questa operazione: “L’Italia ha una posizione strategica nel Mediterraneo, ne è il centro geografico, il ponte naturale tra sponda sud ed Europa. Abbiamo il dovere di farci promotori del dialogo internazionale, facilitando soluzioni diplomatiche che portino alla stabilizzazione della regione”.

Gruppo Eni, Claudio Descalzi illustra il “modello africano”

In Africa 600 milioni di persone non hanno accesso all’elettricità, praticamente il 50% degli abitanti. Il Gruppo Eni, che dalla sua nascita ha sempre individuato i Paesi africani come partner commerciali, fin dalla presidenza di Enrico Mattei ha messo in campo politiche industriali che tenessero conto della realtà socioeconomica in cui operava. “Bisogna lavorare a fianco dei Paesi meno sviluppati, conoscerli, parlare con le istituzioni, parlare con le comunità locali, capire da loro quali sono gli ostacoli allo sviluppo e aiutarli a rimuoverli – spiega l’Amministratore Delegato del Gruppo Claudio Descalzinon nella logica della pura assistenza ma di una messa a fattor comune delle risorse e delle competenze, impegnandoci per un pieno coinvolgimento nella realtà locale”. Un esempio della strategia perseguita da Eni è il Progetto Africa, grazie al quale alla fine del 2019 è stato inaugurato un centro di formazione agraria in Ghana con l’obiettivo di condividere le competenze e coadiuvare l’imprenditoria locale. “Guardando all’esperienza che stiamo facendo in Eni – conclude Descalzi – adottiamo un modello che non guarda solo al breve termine ma è volto a creare valore di lungo termine per le realtà locali che ci ospitano. Per contribuire al soddisfacimento delle loro necessità primarie, abbiamo investito nelle comunità e per le comunità, fornendo tecnologie e formazione delle persone”.

 

Claudio Descalzi: l’intervista di “Affari Italiani” sull’innovazione in Eni

L’AD di Eni Claudio Descalzi all’incontro “The Frame, Human Innovation”: “Il momento in cui si anticipano le cose è il momento in cui non si fa quello che fanno gli altri: quando segui quello che fanno gli altri arrivi quasi sempre ultimo”.

Claudio Descalzi

Innovazione e Digital Transformation: l’esperienza di Eni nelle parole dell’AD Claudio Descalzi

“In Eni abbiamo fatto di necessità virtù”: invitato a parlare di innovazione e Digital Transformation in occasione dell’incontro “The Frame, Human Innovation. Idee per nuovi leadership, leader per nuove idee” dello scorso 12 novembre, l’Amministratore Delegato Claudio Descalzi ha ripercorso l’esperienza del Gruppo su questo fronte. Per Eni innovare significa “anticipare” e non “inseguire gli altri” perché “nel momento in cui fai quello che fanno gli altri arrivi quasi sempre ultimo”. È quanto il Gruppo ha imparato negli ultimi sei anni, che l’AD non ha esitato a definire “terribili” per il mondo dell’Oil&Gas integrato: “Il settore ha visto infatti i prezzi più bassi di sempre. Eni ha fatto scelte diverse e questo ci ha salvato”. Fondamentale l’aver scelto di investire e innovare “sulla parte delle competenze, della ricerca e dell’esplorazione”, come ha sottolineato Claudio Descalzi: “Siamo la prima società a livello esplorativo e questo ci ha permesso di ridurre i costi”. E in merito l’AD ha ricordato come “nel 2010 quando ho esposto l’idea di puntare sull’esplorazione, ci hanno preso per pazzi”. A riprova del fatto di come l’innovazione sia innanzitutto “un atto di fede che poi diventa un atto d’amore”, da condividere con tutta l’azienda.

Claudio Descalzi ad “Affari Italiani”: l’innovazione è un atto di fede che diventa atto d’amore

L’innovazione in azienda passa anche attraverso lo sviluppo tecnologico. “In quattro anni e mezzo abbiamo investito in ricerca scientifica e aumentato del 40% il numero di ricercatori” ha ricordato Claudio Descalzi nel suo intervento. Qualche dato: “Nel 2014-15 abbiamo iniziato ricerche scientifiche che ad oggi sono già implementabili sul mercato. Siamo stati gli unici a ridurre il debito (del 45%), mentre tutti lo aumentavano. Questo è stato possibile grazie alla riduzione del time to market: noi ci mettiamo due anni e mezzo, tre, ad andare sul mercato con un nostro progetto innovativo, mentre la media è di sei anni”. Un risultato che ha portato l’azienda a recuperare gli investimenti in tempi rapidi. E intervistato da “Affari Italiani” a margine dell’evento, Claudio Descalzi ha sottolineato come uno dei settori in cui Eni sta investendo maggiormente sia quello dell’economia circolare e in particolare sulla “capacità di trasformare rifiuti organici in energia”. “Abbiamo riconvertito la raffinazione standard in processi più semplici” ha spiegato l’AD: l’essere riusciti “a far penetrare il cambiamento in ognuna delle persone che lavorano in Eni”, per citare le sue parole, è stato fondamentale per raggiungere tali risultati, frutto anche delle competenze dei professionisti del Gruppo.

 

EY Energy Forum: per Luigi Lusuriello la tecnologia non basta, va supportata dal know-how umano

L’Intelligenza Artificiale è sempre più presente in Eni: Luigi Lusuriello, in occasione dell’EY Energy Forum, svoltosi in provincia di Bologna, ha trattato l’argomento sottolineando come la digitalizzazione vada sostenuta da una costante presenza umana e dal know-how delle singole persone.

Luigi Lusuriello

Luigi Lusuriello: Intelligenza Artificiale a supporto delle capacità umane

Intelligenza Artificiale e digital transformation sono sfide che vanno necessariamente affrontate nell’epoca attuale. Per questo l’EY Energy Forum 2019 ha avuto particolare rilievo, riunendo i principali operatori dell’energia e delle Multiutility italiane in un unico evento organizzato a Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna. In qualità di Chief Digital Officer di Eni, Luigi Lusuriello è intervenuto sull’argomento. Negli ultimi anni sono sopraggiunti tre fattori: la disponibilità dei dati, la riduzione dei costi dei sensori e la capacità computazionale che è ormai aumentata esponenzialmente. “Questi fattori hanno liberato il potenziale delle tecnologie digitali”, ha spiegato il manager, “prima fra tutte l’intelligenza artificiale che è in grado di generare valore dai dati. In Eni utilizziamo tutte le tecnologie presenti sul mercato, dall’IA alla robotica, e lo facciamo per migliorare la sicurezza, l’efficienza operativa e la decarbonizzazione”. Durante il suo intervento, Luigi Lusuriello ha inoltre sottolineato che la tecnologia non basta: le persone e le capacità umane devono rimanere al centro dei processi, “perché è l’integrazione tra tecnologie e persone che può veramente liberare il potenziale di questi strumenti.” “Questo processo sta già portando risultati e porterà Eni ad essere sempre più competitiva e capace di affrontare con sicurezza le sfide che verranno”.

Luigi Lusuriello: l’excursus professionale del manager Eni

Luigi Lusuriello è laureato in Ingegneria Meccanica presso l’Università di Genova. È Chief Digital Officer di Eni dal 18 settembre 2018. La sua carriera inizia in Agip S.p.A., dove entra in qualità di progettista di strutture onshore e offshore nella Direzione Ingegneria. Seguono diversi ruoli di crescente responsabilità, fino ad arrivare all’incarico di Project Manager, Production Manager e Capo Distretto a Ortona, quest’ultima carica ricoperta anche in Val d’Agri. Dal 2004 il suo curriculum si apre sul fronte internazionale: Luigi Lusuriello è Managing Director di Eni Congo e in seguito di Eni UK. Completa anche la sua formazione con il corso “The Oxford Advanced Management and Leadership Programme” della Said Business School University di Oxford. Viene nominato Senior Vice President Programma Iraq nel 2011 ed Executive Vice President Operations di Eni dal 2013 al 2018. Assume in seguito il suo attuale ruolo a capo della trasformazione digitale del Gruppo.

Roberto Casula, la carriera nelle multinazionali dell’energia

Dopo essersi laureato in Ingegneria Mineraria e avere iniziato a lavorare in Agip, l’approdo in Eni, dove attualmente opera in ambito manageriale: la carriera di Roberto Casula.

Roberto Casula

Roberto Casula: i primi incarichi professionali

Roberto Casula nasce a Cagliari nel 1962. Dopo aver concluso gli studi superiori, sostiene la tesi di laurea presso la Facoltà di Ingegneria Mineraria dell’Università della città nel 1988. Concluso il periodo formativo, trova impiego nel settore degli idrocarburi presso Agip S.p.A., dove rimane a lavorare fino al 1991 in qualità di Reservoir Engineer (ingegnere di giacimento). Tale incarico, in una prima fase, comporta il coinvolgimento nelle prove di produzione e nell’acquisizione dati sui pozzi. In un secondo momento sarà invece impegnato nei lavori di reservoir modelling, ovvero nella supervisione della modellizzazione numerica del comportamento dinamico dei giacimenti di idrocarburi. Nel 1992 si trasferisce presso la società controllata del Gruppo Agip Angola Ltd a Luanda, capitale dell’omonimo Stato dell’Africa Centro-Occidentale. Il suo obiettivo primario è la gestione delle operazioni di mantenimento e sviluppo. Nel 1997 Roberto Casula ritorna a lavorare in Italia, nella sede Eni di San Donato Milanese, in qualità di Development and Production Coordinator. Tale ruolo comporta per lui la responsabilità di coordinare i lavori di business e operativi all’interno di nazioni nelle zone dell’Africa Occidentale e dell’Asia Centrale.

Gli incarichi recenti di Roberto Casula

Nel 2000 Roberto Casula assume la carica di Responsabile dei Servizi Tecnici di progetto in Iran, ricoprendo successivamente quella di Dirigente e Project Director delle fasi 4 e 5 del piano Giant South Pars Gas. Impegnato in numerosi sopralluoghi progettuali, si sposta a vivere a Teheran, capitale dell’Iran. Ritornato in Italia nel 2004 per un breve lasso di tempo, si trasferisce nuovamente a Tripoli. Qui è inizialmente Managing Director per il Nord Africa e in seguito Senior Vice President della Regione Sub-Sahariana. Nel luglio del 2014, Roberto Casula viene nominato Chief Development Operations & Technology Officer, ruolo che gli permette di interfacciarsi direttamente con l’AD di Eni per le attività tecniche, operative, di progetto e di ricerca e sviluppo.