Stefania Bariatti

L’esperienza giuridica e l’impegno accademico nella carriera di Stefania Bariatti

Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano, Stefania Bariatti ha maturato una lunga carriera di respiro internazionale. Oggi, oltre agli incarichi come docente e seminarista, ricopre ruoli apicali in diverse associazioni di categoria.

Stefania Bariatti

Biografia di Stefania Bariatti: l’impegno come docente universitario

Di origini milanesi, Stefania Bariatti avvia il suo percorso professionale dopo il conseguimento della Laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano nel 1979. Dopo quattro anni diviene ricercatrice di Diritto Internazionale, per poi assumere l’incarico di professore ordinario a partire dal 1994, inizialmente insegnando Diritto dell’Unione Europea, Diritto della Concorrenza e Diritto Internazionale presso l’Università di Sassari e di Milano-Bicocca, e successivamente Diritto Internazionale, Diritto Internazionale Privato e Processuale e International Insolvency Law presso l’Università degli Studi di Milano (Facoltà di Giurisprudenza). Autrice di oltre 150 pubblicazioni in italiano, inglese, francese e tedesco, in diverse occasioni ha partecipato come relatrice per corsi e seminari nazionali e internazionali. Visiting professor a Tolosa e alla LUISS in Diritto Internazionale Privato, Stefania Bariatti è inoltre co-direttore della Rivista di Diritto Internazionale Privato e Processuale, nonché membro di comitati scientifici in numerose riviste scientifiche italiane e straniere. La sua esperienza nel settore annovera diverse attività all’interno di associazioni e centri di ricerca, un impegno che la vede operare con successo anche a livello internazionale.

Stefania Bariatti: il percorso in ambito legale e le attività istituzionali

La carriera di Stefania Bariatti include importanti esperienze nel settore legale. Iscritta all’Ordine degli Avvocati di Milano e patrocinante in Cassazione, nel 2002 inizia a esercitare la professione di avvocato esperto nelle aree del diritto della concorrenza, contenzioso internazionale e arbitrato commerciale internazionale. Opera successivamente in un noto studio legale italiano, per il quale è chiamata a dirigere lo studio di Bruxelles e la practice di diritto della concorrenza europeo e italiano. Le sue competenze annoverano, inoltre, operazioni di concentrazione, procedimenti per intese e abusi di posizione dominante, procedure di insolvenza cross-border e procedimenti arbitrali. In concomitanza alle attività legali, è attiva anche in importanti realtà aziendali: tra queste, nel 2015 entra nel CdA di Banca Monte dei Paschi di Siena (dove è stata anche Presidente) e, dopo tre anni, è nominata Vicepresidente di ABI – Associazione Bancaria Italiana. Oggi opera nei CdA di A2A, di MediaForEurope NV e di BNL, dove è anche Presidente e membro di comitati endoconsiliari. Di calibro internazionale anche gli incarichi in rappresentanza o su indicazione del Governo Italiano: tali esperienze includono la nomina a membro del Governing Council di UNIDROIT – International Institute for the Unification of Private Law, ricevuta nel 2014 dall’assemblea degli Stati Membri su designazione dello Stato Italiano. Stefania Bariatti ha preso parte, inoltre, ai lavori della Conferenza dell’Aja di Diritto internazionale privato – rappresentando l’Italia in numerosi negoziati – e al Comitato di diritto civile del Consiglio dell’Unione Europea. Membro del Gruppo di esperti della Commissione Europea sul diritto dell’insolvenza dal 2011, in passato ha fornito assistenza al Parlamento Europeo e alla Commissione Europea nella redazione di strumenti legislativi.

Paola Severino: il mio rapporto con Napoli e il docufilm Rebibbia Lockdown

Avvocato, professore di Diritto penale, ex Ministro della Giustizia e Vicepresidente dell’Università Luiss Guido Carli, Paola Severino racconta in un’intervista a “Il Mattino” il legame indissolubile che la unisce alla sua città natale, Napoli, la sua lotta contro l’illegalità e il lavoro per le carceri.

Paola Severino e la sua Napoli

L’ha lasciata quando aveva solo 14 anni, la sua Napoli. Per tutto il tempo che ha vissuto a Roma con la sua famiglia, Paola Severino però non l’ha mai dimenticata, ripromettendosi che prima o poi ci sarebbe tornata. E l’ha fatto, anche in veste di Ministro, ritornando in tutte quelle zone che continuavano a lottare per conquistarsi la legalità. “Ricordo ancora l’accoglienza straordinaria”, dice la Vicepresidente dell’Università Luiss Guido Carli, “tutti mi esprimevano un profondo senso di gratitudine, dovuto al fatto che, grazie al mio ruolo, veniva finalmente rappresentata l’immagine di una Napoli legale”. Era il marzo 2013 quando fece visita per la prima volta da Ministro. In quei giorni, nel quartiere della Pignasecca i commercianti si erano ribellati al pizzo, decidendo di non pagare più tangenti alla camorra. “Entrai in tutti i negozi che esponevano il cartello No pizzo, li esortai a non mollare e dissi loro che mai avrebbero dovuto sentirsi soli”, ricorda la Vicepresidente. La risposta degli esercenti fu straordinaria: “Minì, non vi preoccupate. Ci difendiamo uno con l’altro. Insieme, contro la camorra, siamo una forza”.

Paola Severino: come è nata l’idea di “Rebibbia lockdown”

Nel periodo in cui dirigeva il dicastero della Giustizia, Paola Severino fece visita a parecchie carceri con lo scopo di individuare i principali problemi che affliggevano quei luoghi e trovare delle soluzioni. Durante la visita al carcere di Poggioreale i detenuti espressero enorme gratitudine nei suoi confronti. Quando poi venne invitata dall’Università di Santa Maria Capua Vetere per tenere una lezione sulla legalità, i ragazzi mostrarono grande interesse per il tema. Così la Vicepresidente decise di introdurre alla Luiss un progetto in cui gli studenti diventavano ambasciatori nelle carceri e nelle scuole a rischio. È proprio a loro che è venuta l’idea del docufilm. Girato durante il lockdown all’interno del carcere di Rebibbia, il film documentario descrive le paure che la pandemia ha generato tra i carcerati, ai quali viene data la possibilità di raccontare i propri sogni, le loro speranze e i sacrifici.

Francesca Dellera: il film “La Chair” (La Carne) presentato nella retrospettiva dedicata a Marco Ferreri

La Cinémathèque Française dedica una retrospettiva al grande regista Marco Ferreri. Il 26 febbraio sarà proiettato il film “La Chair” (La Carne), tra le più importanti opere del regista, che ha fatto conoscere a tutto il mondo il talento e la bellezza di Francesca Dellera.

Francesca DelleraFrancesca DelleraFrancesca Dellera

Cinémathèque Française: la retrospettiva su Marco Ferreri e l’omaggio alla bellissima Francesca Dellera

La Cinémathèque Française, l’archivio cinematografico che conserva uno dei più ricchi patrimoni di celluloide a livello internazionale, omaggia il grande regista italiano Marco Ferreri con una retrospettiva. Scomparso a quasi 70 anni, Ferreri ha diretto numerosi film divenuti poi autentici cult movie riconosciuti in Italia e all’estero. Il 26 febbraio sarà proiettato, nell’ambito di questa rassegna, “La Chair” (La Carne) che fece conoscere sulla scena internazionale il talento e la strepitosa bellezza di Francesca Dellera. Il film venne pensato, scritto e modellato su di lei, un omaggio alla sua perentoria bellezza definita dallo stesso Ferreri “la pelle più bella del cinema italiano”. Il regista, insieme alla sua collaboratrice Liliana Betti (nota sceneggiatrice di molti film di Federico Fellini), andava tutti i giorni a casa dell’attrice con il fine di modellare il più possibile la sceneggiatura sulla sua persona e confrontarsi con le idee di entrambi. Il film “La Chair” (La Carne) fu quell’anno tra le opere selezionate in concorso al Festival del Cinema di Cannes, dove ottenne un grande successo di pubblico e di critica, così come la sua protagonista Francesca Dellera.
Vedendo il film, il grande regista Federico Fellini rimase folgorato dalla bellezza e dalla sua presenza scenica tanto da proporle subito il ruolo della Fata nel film “Pinocchio” con Roberto Benigni, rimasto purtroppo irrealizzato per la prematura scomparsa del regista.

“La Chair” (La Carne) un film su misura per Francesca Dellera

Francesca DelleraFrancesca Dellera

La rassegna organizzata dalla Cinémathèque Française celebra Marco Ferreri attraverso la proiezione dei più importanti film diretti dal grande autore italiano come “La Chair” (La Carne), che sarà proiettato il 26 febbraio e che vede protagonista la bellissima Francesca Dellera al fianco di Sergio Castellitto. Il film fu definito “una allegorica eucarestia pagana”. Paolo e Francesca, questi i nomi dei due personaggi principali, si incontrano in apertura all’interno di un night club dove lui suona al pianobar. La passione e “l’amour fou” che scoppia li porta immediatamente alla reclusione volontaria nella casa al mare di lui, prigionieri dell’urgenza data da un rapporto totalizzante, soprattutto da parte di Paolo (personaggio interpretato da Sergio Castellitto), che condurrà entrambi a conseguenze estreme e a un finale tragico per la splendida e carnale protagonista. Francesca Dellera è l’assoluta rivelazione del film, tanto che il più famoso critico cinematografico Tullio Kezich descrisse l’attrice con queste parole di grande ammirazione: “La fisicità di Francesca Dellera è parlante, possiede quel qualcosa in più che hanno le figure schermiche di eccezione, tanto a suo agio davanti la macchina da presa che quando è nuda sembra vestita e quando è vestita sembra nuda il suo personaggio le calza alla perfezione e si contrappone alla lucida follia di quello interpretato da Castellitto”. Marco Ferreri intendeva con quest’opera celebrare la donna e l’attrice simbolo di bellezza e anarchia che per lui era “sensuale come nessuna”. La proiezione in programma il 26 febbraio all’interno della retrospettiva dedicata al regista è quindi un’occasione importante per riscoprire il film che ha fatto conoscere a livello internazionale Francesca Dellera, “la pelle più bella del cinema italiano”.

Stefano De Capitani: lo sviluppo razionale nelle città di oggi, il focus

Stefano De Capitani: dalla “Città razionale” lo spunto per la razionalizzazione degli ambiti urbanistici, ambientali, socio-economici e culturali dei centri urbani di oggi.

Stefano De Capitani

Stefano De Capitani: città e sviluppo razionale dei contesti socio-economici, perché è sempre più importante

L’importanza delle tecnologie digitali per la razionalizzazione degli ambiti urbanistici, sociali, ambientali, economici nelle città di oggi. Ne parla sui suoi profili social il presidente di Municipia S.p.A. – Gruppo Engineering Stefano De Capitani rifacendosi al concetto di “Città razionale”: “Espressione di una progettazione urbana che immetteva un’architettura nuova in cui il ruolo di primo piano era dato alla distribuzione razionale di elementi abitativi, verde, servizi, trasporti e luoghi per il governo locale, facilmente accessibili per favorire la partecipazione alla vita sociale e, quindi, per la costruzione di una nuova società”. Presupposto era l’utilizzo di “ciò che nel momento erano materiali e tecnologie innovative”: il presidente di Municipia S.p.A. traccia quindi un parallelismo con il contesto attuale, anche in virtù del fatto che “siamo abituati a una terminologia ricorrente per descrivere le città in base alle finalità o funzionalità a loro associate”. L’ispirazione dei termini aggettivanti, come osserva, è “di carattere evolutivo e di ritorno alla consapevolezza del ruolo svolto proprio dalle città nell’ambito socio-economico, ambientale e culturale”. Basti pensare a “sostenibile” e “resiliente”, due esempi di termini ricorrenti: “L’Agenda2030 ne ha data la legittimazione universale riferendosi proprio alla concezione di città che devono provvedere al benessere sociale, all’inclusione, al rispetto dell’ambiente e delle espressioni culturali e, infine, alla capacità di resistere a eventi contrari non programmati”. Finalità che, come ribadisce Stefano De Capitani, impongono “una visione integrata degli ambiti urbani e l’adozione di risorse tecnologiche d’avanguardia”.

Municipia S.p.A., il presidente Stefano De Capitani: il digitale per progettare indirizzi di benessere collettivo

Il quadro che delinea Stefano De Capitani rimanda quindi al concetto di “Città razionale”. E “in qualche modo stiamo recuperando proprio quei principi di città razionale, abbracciando non solo l’ambito strettamente urbanistico quanto anche quello di governance cittadina”. Il presidente di Municipia S.p.A. cita ad esempio la razionalizzazione dei consumi energetici e idrici, la razionalizzazione dei processi operativi sul territorio e, ancora, la razionalizzazione della conduzione dei temi della mobilità, dell’ambiente, delle politiche del welfare e dell’inclusione. Non si tratta però di un esercizio puramente linguistico: come spiega Stefano De Capitani, razionalizzare un settore “non porta solo al suo solo efficientamento o alla sua ottimizzazione ma riconduce all’azione derivante da una concertazione con gli altri ambiti del contesto urbano”. In quest’ottica, indispensabile nel supportare e implementare l’integrazione delle varie direttive e delle diverse operazioni sul territorio è la condivisione delle informazioni: si realizza quindi “attraverso infrastrutture digitali evolute e l’analisi dei dati messi in condivisione un criterio di sviluppo razionale perché basato su riscontri multisettoriali elaborati scientificamente” funzionale a preparare “città capaci di fornire alla popolazione condizioni di benessere condiviso ed equamente distribuito e, con riscontri predittivi, per sostenere in futuro adeguamenti mirati ad affrontare nuove esigenze”. Senza dimenticare, come ricorda infine il presidente di Municipia S.p.A., di collocare sempre e comunque le persone al centro.

Investimenti sostenibili ESG, nel nuovo Piano di Banca Generali fondi al 40% del totale gestito

Banca Generali scommette ancora una volta sul trend degli investimenti sostenibili ESG: nel prossimo triennio l’Istituto intende superare, e non di poco, il record del 2021 di masse gestite.

Banca Generali: investimenti sostenibili ESG al centro del nuovo Piano strategico

Dopo un 2021 da record chiuso con 6,5 miliardi di masse investite in prodotti ESG, pari al 14,6% delle soluzioni gestite, Banca Generali punta ancora più in alto e lo fa grazie al nuovo Piano strategico e finanziario 2022-2024. L’Istituto leader negli investimenti sostenibili ESG ha reso noti i principali obiettivi del prossimo triennio: tra questi, l’intenzione di raggiungere il 40% in prodotti ESG sul totale delle soluzioni gestite complessive. “La sostenibilità ha sempre avuto un ruolo importante nella strategia di Banca Generali in scia all’eccellenza del Gruppo Generali in materia – si legge nel comunicato stampa ufficiale – Il contesto degli ultimi due anni ha favorito il cambiamento di stili di vita (Pandemia, Smart Working, Diversity & Inclusion), che hanno aumentato le sensibilità alle tematiche sociali e ambientali”. Non è un caso che la sostenibilità sia uno dei tre Pillar su cui si basa la strategia dell’Istituto per il prossimo triennio. Oltre ad accelerare sugli investimenti sostenibili ESG, la Banca intende portare avanti e rafforzare diverse iniziative di work-life balance e Diversity e Inclusion. Spazio alle assunzioni degli under 35 e coinvolgimento del personale sui temi del digitale e della sostenibilità ne sono un esempio, così come la possibilità per tutti i dipendenti di scegliere se adottare un modello di lavoro ibrido.

Nuovi segmenti di clientela e data driven bank nel futuro di Banca Generali

Il target sugli investimenti sostenibili ESG non è l’unico obiettivo ambizioso dell’Istituto. I restanti Pillar strategici riguardano infatti l’aumento dei segmenti di clientela e il rafforzamento del modello “Open banking”. A illustrarli è l’AD di Banca Generali Gian Maria Mossa: “Il primo punta ad avvicinare ulteriormente la Banca ai nostri professionisti ed ai nostri Clienti, grazie all’evoluzione dell’offerta e del modello di servizio e a un crescente supporto alla rete. Il secondo si fonda sulla costruzione di una Banca data driven, digitale e aperta”. Nel prossimo triennio l’Istituto si concentrerà in particolare sulla clientela High Net Worth (HNW) e Affluent, da un lato ampliando l’offerta con soluzioni dedicate e dall’altro rafforzando il modello di servizio incentrato sul Consulente. Sul fronte della digitalizzazione, Banca Generali punterà sull’utilizzo integrato dei dati attraverso la nuova unità di Data Management e su un ulteriore sviluppo dell’ecosistema di piattaforme digitali proprietarie.

Francesco Milleri: EssilorLuxottica, la qualità della vista una priorità globale  

Francesco Milleri: Essilorluxottica punta a migliorare la vita delle persone estendendo a tutti i benefici di una buona vista per studiare, lavorare, scoprire ed esprimere al meglio il loro potenziale.

Francesco Milleri

Francesco Milleri: EssilorLuxottica, l’importanza della salute degli occhi nel migliorare la qualità della vita

La nostra mission è aiutare il mondo a vedere meglio e vivere meglio. Lo ha ricordato in diverse occasioni l’AD Francesco Milleri parlando dell’impegno di EssilorLuxottica nel sensibilizzare l’opinione pubblica sulla qualità della vista: “Ci adoperiamo con passione perché tutti abbiano piena consapevolezza della sua importanza”. Lo dicono le numerose iniziative che coinvolgono sempre più istituzioni e consumatori promosse nell’ottica di estendere a tutti, ovunque, i benefici di una buona vista, in grado di migliorare la vita di tutti i giorni. Ma anche i prodotti “all’avanguardia nel correggere, proteggere ed esaltare la bellezza degli occhi, gli organi sensoriali più preziosi”. EssilorLuxottica si avvale infatti di competenze uniche nella realizzazione di lenti e nella produzione di occhiali a marchi amati dai consumatori, unite a una capacità distributiva globale: una “combinazione unica” che, come sottolineato anche dall’AD Francesco Milleri, “ci permette di aiutare miliardi di persone in tutto il mondo a studiare, lavorare, scoprire ed esprimere al meglio il loro pieno potenziale”. EssilorLuxottica sostiene il Vision Impact Institute, la cui missione è rendere la qualità della vista una priorità globale.

Francesco Milleri: Eyes on the Planet guarda al benessere delle persone e del pianeta

“Questo pianeta appartiene a tutti noi. E sta a tutti noi prendercene cura. Insieme”: è in queste parole il valore di “Eyes on The Planet”, il programma globale di sostenibilità promosso dal Gruppo che Francesco Milleri guida in qualità di Amministratore Delegato. Un impegno trasversale che riguarda svariati ambiti: l’inclusione, l’economia circolare ma anche la neutralità carbonica. Non a caso proprio l’AD Francesco Milleri nei mesi scorsi ha annunciato che EssilorLuxottica punta a raggiungere la carbon neutrality nelle attività aziendali entro il 2025, a partire dall’Europa entro il 2023. Ma per il Gruppo “aiutare le persone a vedere meglio, vivere meglio e godere appieno della vita” significa anche garantire i più alti standard etici ovunque opera e lavorare per estendere un diritto umano fondamentale come quello legato a una buona vista: l’obiettivo in quest’ottica è di eliminare i difetti visivi non corretti entro il 2050. Non a caso è stato definito un piano d’azione volto a catalizzare maggiori risorse e partecipazione e a ispirare un cambiamento diffuso dei sistemi: il percorso è delineato nel report “Eliminating Poor Vision in a Generation”, sottoscritto da più di 20 luminari nelle cure oculistiche e oltre 100 esperti della salute degli occhi.

Ares Ambiente

Ares Ambiente: raccolta rifiuti organici FORSU e nuovo impianto di compostaggio 

Con l’acronimo FORSU si indica la frazione organica del rifiuto solido urbano: quel materiale che, grazie alla raccolta differenziata, può essere efficacemente trasformato in compost, un ammendante naturale. È questa una delle attività per cui Ares Ambiente rappresenta l’elemento di congiunzione in Italia tra i principali soggetti attivi nella gestione dei rifiuti.

Ares Ambiente

Economia circolare e frazione organica: il modello di Ares Ambiente

Con scrupolosi criteri di efficienza, economicità e trasparenza, Ares Ambiente conduce attività di smaltimento, recupero e trasporto di rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi su tutto il territorio nazionale. L’azienda è nata a Treviolo (BG) nel 2008 e, fin da allora, si è specializzata nel settore dell’intermediazione dei rifiuti e nella gestione di impianti autorizzati. Come mostrato in un video pubblicato sul canale YouTube aziendale, Ares Ambiente ha avviato di recente operazioni finalizzate alla realizzazione di un impianto di compostaggio. In particolare, il centro si occuperà di rifiuti organici FORSU (Frazione Organica Rifiuti Solidi Urbani), attività di particolare importanza dal punto di vista dell’economia circolare. Il recupero si basa infatti su processi di degradazione controllata applicati alla sostanza organica, così da poter produrre il compost, ammendante organico di origine naturale.

Ares Ambiente, l’etica nella gestione dei rifiuti

In linea con la classificazione adottata nell’Elenco Europeo dei Rifiuti (EER 2014/955/UE), Ares Ambiente garantisce efficienza nel trattamento di rifiuti caratterizzati in oltre 830 codici CER (Codice Europeo dei Rifiuti). L’azienda è iscritta presso l’Albo Nazionale Gestori Ambientali – Sezione Regionale della Lombardia, con attività aziendali attestate dalle certificazioni Qualità (UNI EN ISO 9001:2015), Ambiente (UNI EN ISO 14001:2015 e Regolamento Europeo EMAS), Sicurezza (UNI ISO 45001:2018) e Responsabilità Sociale (SA 8000:2014). Verso la stessa linea di trasparenza è orientato il Codice Etico di Ares Ambiente, che promuove valori di correttezza, lealtà, integrità e trasparenza. In tal senso, l’azienda accetta solo trasportatori iscritti all’albo Gestori Ambientali e conferisce esclusivamente in impianti autorizzati in possesso di AIA – Autorizzazione Integrata Ambientale. Per il campionamento e la caratterizzazione dei rifiuti, infine, Ares Ambiente si affida esclusivamente a tecnici abilitati e laboratori chimici certificati.

Claudio Descalzi

Claudio Descalzi: transizione energetica e lotta al climate change, avanti con gli impegni  

“Eni sta compiendo da fine 2014 un percorso globale, avendo sentito il bisogno di trovare alternative al crollo dei prezzi di petrolio e gas, alternative che abbiamo ricercato in tecnologie e prodotti con minore contenuto di CO2”: l’AD di Eni Claudio Descalzi interviene alla presentazione a Roma del World Energy Outlook 2021.

Claudio Descalzi

Claudio Descalzi: impossibile pensare a una transizione energetica senza norme

La lotta ai cambiamenti climatici è un percorso “molto difficile” che richiede “sacrifici”: intorno c’è sempre più attenzione ma non basta. Secondo l’AD Claudio Descalzi serve maggior impegno: basti pensare solamente che “il mondo non sta applicando una carbon tax e il carbon pricing è solo europeo, perché noi facciamo le cose sul serio”. L’AD di Eni lo ha sottolineato lo scorso 2 dicembre intervenendo all’evento organizzato a Roma da Eni per la presentazione del World Energy Outlook 2021 dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea). Erano presenti anche il Direttore Esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’Energia Fatih Birol, il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. Non si può pensare a una transizione energetica senza norme: “Se non possiamo chiedere ai Paesi africani di tassare le loro emissioni”, pari comunque ad appena il 2% del totale globale, “chiediamo a Usa, Cina, India e Russia di avere un carbon pricing come il nostro perché è fondamentale per un commercio equilibrato”. Nel suo intervento l’AD Claudio Descalzi ha spiegato infatti che diversamente “l’Europa avrà un’energia molto più cara pagando la carbon tax” e converrà importare dai Paesi extra-Ue dove i prezzi saranno molto più bassi. È un aspetto fondamentale che tuttavia non è stato approfondito nel corso della Cop26 di Glasgow: “Si sono fatte cose bellissime ma senza fare i conti con chi deve investire materialmente, addestrare il personale, creare profitto”. Necessario quindi colmare questo ‘ponte’ altrimenti “ci sarà sempre distanza fra le parole e i fatti”.

Claudio Descalzi: il percorso verso il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050

“La necessità di una collaborazione tra tutte le parti istituzionali, i Paesi, le normative, tra chi crea le tecnologie ma anche con chi investe su queste ultime” è il Take Away del World Energy Outlook 2021: lo ha ricordato nel suo intervento l’AD Claudio Descalzi spiegando come la transizione energetica sia “di fatto una transizione tecnologica” e quindi “l’unico modo per decarbonizzare e combattere i prezzi del gas e dell’elettricità attuale è utilizzare delle tecnologie che possano sostituire i vettori presenti che devono incominciare a cambiare”. Eni lo ha intuito da tempo: dal 2014 infatti la ricerca di innovazioni tecnologiche improntate sugli obiettivi di sostenibilità ne permea le attività. Lo dicono oggi le bioraffinerie, i progetti avviati nell’ambito della chimica verde e della cattura della CO2 per tutto quello che è hard to abate ma anche le nuove tecnologie che sfruttano il moto ondoso perché “le tecnologie del futuro non le trovi nel presente”. Il lavoro impegnativo sul fronte Ricerca e Sviluppo, come ricordato dall’AD Claudio Descalzi, ha portato all’implementazione di tecnologie proprietarie che “permettono di andare al di là dell’elettrificazione”, anche perché “dobbiamo dare il tempo alle rinnovabili di crescere”. Erano 150 i ricercatori quando Eni ha deciso di intraprendere questo percorso: oggi sono più di 1.200, impegnati nei sette centri di ricerca dove “abbiamo cominciato a sperimentare le tecnologie del futuro”. In particolare Eni per quanto riguarda la transizione energetica ha individuato “alternative al petrolio e al gas nelle tecnologie per raggiungere i clienti con prodotti con meno CO2”: su molte di queste il time to market è di tre anni e mezzo-quattro. E oggi il Gruppo viaggia tra bioraffinerie, rinnovabili e biogas: “Negli ultimi due anni questo ci ha permesso di prendere impegni precisi per arrivare alla neutralità carbonica nel 2050”.

Verona: dopo Palazzo delle Poste e Residenza Scala, Antonio Franchi interviene su Palazzo Ravasio

Lo sviluppo urbano sostenibile di Verona passa anche dagli interventi di Antonio Franchi, che si occupa di realizzare Residenze “a cinque stelle”.

Antonio Franchi

Antonio Franchi: la città di Giulietta diventa più “green”

La città che ha fatto da sfondo a una delle opere shakespeariane più conosciute al mondo, Romeo e Giulietta, continua il proprio percorso incentrato sulla sostenibilità. Verona è infatti da tempo interessata da quella che al Sindaco piace chiamare “svolta sostenibile”, consistente in un insieme di iniziative volte a raggiungere alti livelli di green sustainability. Un esempio è la conversione dei mezzi pubblici alla mobilità ecologica, attraverso l’installazione della filovia, la riconversione dei mezzi inquinanti dell’autoparco comunale e il passaggio al metano dei mezzi di Amt Verona. La città, oltre ad aver raggiunto la cima delle classifiche nazionali che giudicano la qualità della vita, l’attenzione all’ambiente e il livello dei servizi, ha ricevuto un riconoscimento da Legambiente per il progetto “Steps”. Un significante contributo in tal senso proviene anche da chi, come Antonio Franchi, si occupa di modernizzare, in chiave sostenibile, gli iconici edifici della città. Tra gli ultimi progetti presi in carico dalla società da lui guidata, The Residenze, quello dello storico Palazzo Ravasio.

Antonio Franchi a Palazzo Ravasio: il progetto

Palazzo Ravasio è un antico edificio risalente al 1924, sopravvissuto persino ai bombardamenti del 1945 ad opera dei tedeschi, che danneggiarono e distrussero invece il vicino Ponte della Vittoria e gli edifici adiacenti. Anche per rendere onore alla sua rilevanza storica, era però necessario un progetto che valorizzasse il Palazzo con un’impronta moderna e sostenibile. Antonio Franchi e il team di The Residenze si sono quindi messi al lavoro per realizzare un’opera che conciliasse storia, sostenibilità e arte. Per raggiungere l’obiettivo non si sono soffermati solo sui grandi interventi come l’isolamento termico e la sostituzione degli impianti, ma hanno prestato una meticolosa attenzione ad ogni minimo dettaglio: dalla scelta dei materiali ecologici alla selezione di fornitori specializzati in interventi di bioedilizia. Oltre a Palazzo Ravasio, nell’agenda di Antonio Franchi ci sono altri progetti per la città, tutti in linea con i criteri ESG e basati su principi di inclusione sociale.

Municipia S.p.A.: la società del Gruppo Engineering al convegno ExSUF

“Nelle città la sfida è applicare il digitale alle infrastrutture. Necessario superare gap territoriali e gestionali”: il Presidente Stefano De Capitani porta l’esperienza di Municipia S.p.A. all’evento su infrastrutture e finanza sostenibili che si è tenuto lo scorso 4 febbraio presso il Comune di Genova.

Municipia S.p.A.

Municipia S.p.A. al convegno promosso dal Centro di Eccellenza sulle Smart Cities

Municipia S.p.A. lo sperimenta quotidianamente nei progetti che realizza nell’intero Paese: una pianificazione attenta e lungimirante nei centri urbani può impattare significativamente sul raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu. Infrastrutture e finanza sostenibili mai come oggi sono fondamentali: lo ha ricordato il Presidente Stefano De Capitani lo scorso 4 febbraio intervenendo a un convegno promosso dal Centro di Eccellenza sulle Smart Cities, nato dall’accordo tra UNECE e LIUC – Università Cattaneo. Focus sui notevoli progressi compiuti dalle città italiane sul fronte dell’innovazione nonché sulla crescente necessità di digitalizzare le infrastrutture per efficientare i processi sul territorio. “Le infrastrutture sono fondamentali, così come le risorse finanziarie che le supportano nel tempo”, ha ribadito il Presidente di Municipia S.p.A. rifacendosi all’esperienza della società del Gruppo Engineering. Finora l’approccio che valuta il rendimento delle opere è stato distante dalle logiche della Pubblica Amministrazione, ma attinente all’ambito privato: “L’impatto del processo che porta a un payback assume una valenza significativa se si guarda anche nell’ottica del reinvestimento sul territorio delle risorse o di arrivare a politiche di inclusione, potendo ridurre le tasse alle fasce di popolazione meno abbienti”.

Municipia S.p.A.: per progettare le città del futuro, le PA devono essere aperte al supporto del privato

La collaborazione fra pubblico e privato rappresenta per Municipia S.p.A. una efficace soluzione. “Dà una nuova visione strategica all’interno degli Enti pubblici e colma le carenze gestionali e amministrative”, ha spiegato in merito il Presidente Stefano De Capitani: in quest’ottica per la PA diventa quindi necessario capire che se “la scelta degli obiettivi, la governance e il controllo degli interventi rimane di sua pertinenza, l’adozione di una partnership con il privato giova all’esecuzione di progetti investibili”. Un’opportunità per dare slancio alla rigenerazione urbana è rappresentata oggi “senza dubbio” dai fondi del PNRR ma non bisogna dimenticare che “in buona parte sono a debito”. È grazie ai finanziamenti che arrivano dall’Europa se gli Enti pubblici possono mettere a terra una serie di interventi importanti ma è fondamentale che siano sostenibili anche a seguire: “Per progettare le città del futuro, le PA devono essere quindi aperte al supporto del privato. La strada è segnata e l’importante è non abbandonarla”. Una strada che Municipia S.p.A. percorre già da anni, con lungimiranza e consapevolezza.